Limus – Il linguaggio musicale

In tutta la mia vita non ho mai trovato niente di più fermo, inamovibile quanto la didattica musicale: cercare di modificare la metodologia di base sembra missione impossibile: pure provandoci personalmente da tanti anni non sono mai riuscita a scalfire di un pelo le convinzioni che si debbano distribuire le note nei righi e negli spazi, che si debba pensare che in chiave di basso si legge differente dalla chiave di violino (le note si leggono in un unico modo, per rapporto di distanza e diversità di valore l’una dall’altra, ma vai a farglielo capire…), che si debba frantumare quello che poi va rimesso insieme, che ci si ostini a chiamare “musica” il solfeggio parlato, che lo dice – appunto – la parola.

Fortunatamente il mio pubblico sono i miei allievi, fin dal 1985, anno in cui è nato “Limus – Il linguaggio musicale”: il successo con loro mi stupisce e mi rende orgogliosa ogni giorno di più.

Non sempre si capisce cosa ci stiamo a fare, in “quest’atomo opaco del male”, ma io ho avuto la fortuna di saperlo, perché mi sento proprio realizzata quando leggo lo stupore misto a gioia negli occhi di chi scopre che il linguaggio musicale non è un’alchimia, un segreto per pochi eletti, ma la cosa più semplice del mondo, più facile che imparare a leggere e scrivere. Perché non tutti quelli che sanno leggere e scrivere diventano Dante Alighieri, e non tutti quelli che sanno suonare devono diventare per forza dei concertisti.

 

Da quest’anno sono aperti con grande successo i corsi (individuali) di piano e tastiere online: diciamoci la verità, ci si diverte da pazzi!! Senza niente togliere alle lezioni private, personali: non c’è un allievo che se ne vada alla fine della lezione senza ringraziarmi!

E va bene, non mi ci arricchisco, ma solo parlando di soldi.

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