Mi è rimasto il piacere del buon cibo, almeno quello. Così che dopo un risottino al curry e gamberetti e un piccioncino arrosto (ora chissà quante me ne dite), caffè col miele e un goccio di latte, arriva quello che io chiamo “il momento del bischero”. Allora tornano a mente i ricordi.

Oggi è toccato alla poesia. La prendo alla larga, come al solito, non so nemmeno io dove andrò a parare. Pensavo al coro: oggi sono tornata, anzi sono tornati loro, dopo il concerto della Sagra a cui ho solo assistito perché quest’anno sopra gli impegni pesanti che avevo non ci stava nemmeno un capello; e anche se qualche mia amica soprano non è d’accordo, le prove servono anche per chi legge la musica a prima vista. E soprattutto sono di esempio per spronare le svogliate. Nel coro mi ha coinvolto Giulia, l’organista del Duomo, che aveva ben capito quanto mi trovassi a disagio a suonare in San Michele con vocaliste improvvisate trasportando ogni brano a bassezze impensabili e rovinandomi grazie a questo l’orecchio assoluto. La faranno santa, Giulia. Non per me, che diamine: sei figli che la adorano, sempre i soliti vestiti, mai un capello tinto, e taglio autogestito; a servizio continuo ed umile per la liturgia, pur essendo organista di valore e conosciuta anche all’estero. Ecco, proprio lei col suo vocino da passerotto mi fa un giorno “Perché non vieni nel coro di Santa Cecilia?” Come potevo dirle di no? Così la domenica mentre le voci salgono tutte insieme ed io con loro, mi sento tanto più vicina al Paradiso.

Allora pensavo alla “musica nel cuore” che ho scritto perché me la “sentivo” dentro, tanto da fermarmi con la macchina e buttarla già su un fazzolettino di carta, e da questo agli inizi il passo è stato breve, direi obbligato.

Chissà quella voce da dove veniva, e sì che l’ho sentita chiaramente, che era la mia, ma non so da dove spuntava: sapevo solo che dovevo scrivere. Ed era la mia prima poesia. Poi la voce pian piano mi lasciò fare da sola, e per due o tre anni non passava giorno senza che ne scrivessi una.

Ne sento un po’ di nostalgia; non della voce, che quella fa paura, ma delle poesie a getto continuo. Ma ogni tanto tornano…

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