Adolescente problematica, a dir poco. Questa io ero allora, approdata a una seconda media dopo vicende familiari e scolastiche da narrare…. non in questo frangente. Ma la mia vita è fatta cosi. E forse per questo è meravigliosa, forse per questo sono felice di vivere.

La scelta, in terza media, della strada da prendere, aveva obbedito all’obbligo del “pezzo di carta”. Cosa non definita dal liceo, classico o scientifico che sia: l’unica, erano le magistrali.

A Pontedera c’erano quelle “delle suore”, private. Le più accessibili si trovavano  Montopoli. E allora andiamo a Montopoli, con la SITA.

Cominciano le indagini, chi viene a Montopoli… Noooo, non è possibile! Se c’era una che non potevo soffrire era lei, la Rita. E lei l’unica che aveva scelto le Magistrali a Montopoli. L’ho saputo molto tempo dopo, che altrettanti sentimenti li provava lei per me.

Di malavoglia, ci troviamo insieme sulla SITA. E facciamo finta di avere qualcosa in comune. Tanto, non c’era scelta.

Poi, un giorno. Io e lei sedute accanto. Io che guardo la testa di uno che ho davanti. Lo fisso, in particolare gli osservo gli orecchi. Il mio sguardo non si sposta, e continuo a pensare,,, “e se venisse un extraterrestre, se ci guardasse, ci osservasse… cosa ne direbbe di questi padiglioni, questi meandri che girano, con un buco nel mezzo…” e volavo, nei pensieri di questo alieno.

La Rita, accanto a me.

Mi guarda. Non trovo parole, ma è lei chiede “a cosa stai pensando?”

Le rivolgo uno sguardo di sufficienza o meglio di incapacità: “Non potrai mai capire a cosa…” E lei: “Alle orecchie dei marziani!”

Quello che ho provato lo ricordo ancora, nitido. Ma solo io e lei possiamo capirlo.

Da allora in poi, siamo state indivisibili.

Due esseri diversi, o meglio agli antipodi, ma bastava uno sguardo, o nemmeno quello… Insieme nel banco, lei che mi faceva il solletico, le “vasche” nel Corso a Pontedera, lei un padre poeta che ha colmato le mie lacune affettive anche se per poco, i nostri segreti, le nostre confidenze… e questo filo che ci ha unito senza bisogno di parole. Sempre.  Quando non ci credi più, quando meno te lo aspetti. Poi ci pensi, dopo, e ringrazi la vita

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