Allora… di solito me le tengo, me “li” tengo per me i pensieri, sapeste quanti e quali… a volte li esprimo. Come quella sera a Carbonia, alla cena in mio onore dopo la proiezione di “Arrivederci Saigon”. Quando avevo ipotizzato la creazione di un movimento o più che altro un partito, da chiamare “Europa verde”. C’era uno che lo ricordo ancora come in foto, mi stava a sentire col braccio appoggiato sul tavolo, espressione incantata… “Ci sto, ci sto!” ripeteva convinto. Le idee erano Europa come “Stati uniti d’Europa”, non solo il nome come oggi; e “verde” indovinate un po’ perché… aspettiamo ancora, poi ce lo spiega il pianeta, cosa vuol dire. Agire uniti e nel bene comune. magari anche pensare a sondare il cosmo, casomai qualche meteorite tipo quello dei dinosauri ci venisse a trovare di nuovo, prepararsi per anticiparlo… Cassandra? Sì. Mito, non mito… a pensar male si fa peccato, ecc.

Poi ho sentito che l’avevano fatto in Sicilia, un partito chiamato Europa verde: allora me lo fai appostaaaaa?

E così, oggi ne avrei di cose da dire, di evidenze da mostrare nonostante siano evidenti…

Prima di tutto, pensiamo alla situazione Russia-Ucraina: soluzione? Se la trovate, il Nobel per la pace non ve lo toglie nessuno.

  1. Lasciare l’Ucraina da sola? e quello (omissis) se vince – e vince – diventa un russo confinante per non dire ficcante il naso – ed altro – nella Nato. Fosse il male di un russo, fosse il male della Nato, bona quella… ma da tempo abbiamo trovato una specie di accordo: noi di qua, loro di là. Come si chiama? Guerra fredda? No, ma come si chiama si chiama, a toccare questo equilibrio si potrebbe restare male.
  2. Ipotesi due: guerra. In fondo in fondo, la stiamo facendo. Per interposta persona. E chi la vince? Noi? E la Russia che dice? Abbiamo a che fare con dei pazzi, volete altre dimostrazioni? Pace, guerra… non mi sembra che ci sia la soluzione.
  3. Sì, accordo, patto. Per cosa? Per tornare alla situazione iniziale? per togliere qualcosa all’Ucraina? Si accettano suggerimenti.

E nel frattempo restiamo qui, impotenti.

Situazione due: i cosiddetti “migranti”, definizione alquanto riduttiva:

le donne violentate nei lager libici o altrove, chi scappa dall’Afganistan dopo che gli hanno sterminato la famiglia e dopo anni arriva in Italia vivo per miracolo dopo aver viaggiato sotto un camion e bontà sua si ricostruisce una vita (Alidad Shiri), il bambino morto sulla spiaggia, quello di otto mesi affogato come tanti altri, eccetera eccetera sennò piango… sono migranti?

  • Soluzione uno; non li fai sbarcare. E che fai, gli metti la testa sott’acqua e li affoghi?
  • Soluzione due: vai nei paesi da dove vengono e gli chiedi di trattarli bene, di fare una scelta, possibilmente di non violentare le donne, di mandarli all’estero con documenti validi e a prezzi convenienti, di eliminare e combattere il contrabbando di esseri umani…
  • Soluzione tre: Europa. Agisci come Stati uniti d’Europa e ti organizzi per accogliere, smistare e magari per trovare loro un posto di lavoro, dicono che ce n’è tanto bisogno… Sì, magari non sfruttati o sottopagati, sotto-parecchio-pagati e sfruttati-parecchio pure. Ce li vedete? Ecco, le soluzioni. E non sono soluzioni perché non sono possibili. E io sono un’ottimista famosa.

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