Il contagio del bene

Lo dico sempre, che io e mio marito ci siamo innamorati per lettera. Tre mesi ci siamo scritti, lettere di carta e scritte a mano e imbucate e portate dal postino, altro che mail… Dice “che c’entra? col discorso che voglio fare?” C’entra. Perché una volta, dopo che gli avevo detto che mancava poco abbracciavo il postino quando mi portava le sue missive,  mi ha scritto su una sola pagina questa unica frase: “Se basta così poco per far felice il cuore di una donna, perché essere avari?”

Basta poco

Me le ricordo queste parole, quando mi ritrovo in situazioni analoghe, dove, in fin dei conti, “basta poco”. Allora tiro su un sospiro e mi butto, male che vada nessuno mi risponderà, sai allora che perdita…?

Il periodo è quello che è: visite da un medico all’altro, più che altro per i miei cari, io che mi prende un coccolone mentre sono a Messa e vengo portata in ospedale e ricoverata per due giorni, e m’è andata bene, brutte nuove da figli lontani… però, nel frattempo, delle perle di consolazione, come carezze per chi ne ha tanto tanto bisogno.

È iniziato a Lucca, dove sono dovuta andare con enorme fatica (navigare con un disabile non è la cosa più riposante che possa capitare) per il dentista, mio, che siamo d’accordo c’è anche in Sardegna, ma vi voglio bene e per questo non vi spiego altro. Nemmeno una settimana, durante la quale per non rifornire la casa di Lucca con olio sale pepe pasta carne verdura acqua vino detersivi… pant pant.. eccetera, siamo andati a mangiare fuori, o al ristorante o invitati. Una volta si fa, due, ma cinque giorni non vi crediate, è pesantuccio… Ma non è di questo che volevo parlare. Durante la nostra breve permanenza ha pensato bene di mancarci l’acqua. All’improvviso. La sera tardi. Denti da lavare, doccia da fare, bagno da usare… Prima cosa guardare il contatore, fuori nell’ingresso: sul nostro è stato messo dalla persona che ci guarda l’appartamento durante la nostra assenza, un fiocco rosso. Su quello sopra c’è scritto a grandi lettere “ultimo piano”. Sicché non c’è da sbagliarci. È aperto, il nostro, ma dai rubinetti non esce un goccio. Avrà sbagliato la banca? Tempo fa era mancata, l’acqua, ma mi ero messa in contatto con la GEAL, l’ente per l’acquedotto a Lucca, e tutto era a posto. E se era a posto allora con la banca, sicuramente a posto era ancora. Prove su prove, alla fine telefono al numero verde, quello per le emergenze: la voce dall’altra parte sembrava uno di famiglia: consigliava, confortava, suggeriva addirittura di aspettare la mattina successiva, mi avrebbe mandato subito qualcuno alle 8,30; altrimenti di notte se il guasto dipendeva da me avrei pagato la chiamata… gli volevo dire “pago tutto per carità ma ridatemi l’acqua”, ma per una volta ce l’ho fatta a tacere, e a suon di acqua minerale sono arrivata alla mattina.

Alle 8,30 squilla il telefonino: vai, mi sono detta, vengono più tardi, prepariamoci per tutta la mattinata a secco, minimo… e infatti una voce femminile, anche quella cortesissima, mi informava che era capitata un’urgenza… che non potevano venire quando mi avevano promesso… (indovinate che programmini che mi ero fatta…), e invece che alle 8,30 l’incaricato sarebbe venuto alle 8,45! Manca poco svengo. Ero sicura di aver capito male, balbettavo perfino. E che mi avvisano per un quarto d’ora di ritardo? Da piangere, di commozione! Oh, alle 8,45 in punto, lo guardavo dalla finestra, è arrivato il furgoncino, è sceso l’operaio e mi ha suonato il campanello, anzi il telefono perché nemmeno il campanello funzionava. Cosa avrei pagato per portare lì tutta Abba Noa (Sardegna) al completo! Se lo dici a un sardo, diventa verde e casca in terra stecchito. Di invidia. Ha guardato il contatore, ha controllato il numero del contatore sulla bolletta…: il mio era quello con su scritto “ultimo piano”, e l’inquilino, appunto, uscendo l’aveva chiuso! È bastato aprirlo, e l’acqua è tornata! Manca poco lo abbraccio! E non ha chiesto nulla, che volendo, era proprio “colpa” mia. Ho dato fondo a tutta la mia diplomazia quando , poco dopo, ho sentito nell’ingresso la voce del condomino che aveva fatto quel bel capolavoro, a cui ho dato la buona novella a denti stretti, ma proprio stringati…

Allora ho deciso, d’impulso, di non fargliela “passare liscia” alla GEAL: siamo sempre pronti a protestare, ad alzare la voce, a lamentarci del malfunzionamento di qualsiasi attività non dipenda da noi, ma fare i complimenti… quello no, è troppo faticoso: è bastato cercare la loro pagina internet, contatti, e ho scritto una mail piena di complimenti e ringraziamenti. Non mi hanno risposto, forse sono cascati dalla sedia… no, scherzo, basta che l’abbiano ricevuta; così un’altra volta, se gli viene un momento di sconforto, spero che si ricordino delle mie parole.

E uno. Ma sarà che il bene è contagioso…

(continua)

 

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