La prima reazione sono state le lacrime, ma non erano di pianto. E nemmeno di riso. Un misto. Prima non lasciavo tempo in mezzo, mi armavo di penna o quando andava bene della mia Olivetti lettera 22 o 32 chi se lo ricorda, anzi dato che ora c’è l’ho cercata e immediatamente trovata: 22, nelle immagini di Google. Li rimpiango sì quei tempi: scrivevo di più. Ora so usare un mondo di programmi, mi sono facilitata la vita nell’insegnamento della musica, ma quando viene l’ispirazione cerco di tenerla a mente finché scappa via, scivola come acqua sulle pietre di un torrente. Ecco, Benigni mi ha fatto tornare la voglia.

Sono stata io a volermi sposare e andare in Sardegna senza lavoro senza soldi ma con tanto amore, così tanto che è svanito alla prima delusione. E mi sono trovata lontana da casa pur non avendocela mai avuta una casa, e in balìa di un’altalena che oscillava sempre di più: Toscana… Sardegna… Toscana… Sardegna… e quando tornavo in Toscana “non si direbbe che sta in Sardegna, non ha preso nulla dell’accento!” come se fosse scontato prendere un’inflessione così facilmente, per una toscana per giunta… una toscana che cercava di mantenere  almeno un legame tangibile, piccolo piccolo; ma non ho mai apprezzato la parlata toscana come nei trent’anni che ho abitato nell’isola. Quando tornavo nel paesino di mio marito seguivo come un cucciolo assetato quelli che parlavano per strada, ridevo alle battute più stupide, e una volta in Sardegna mi ci voleva del tempo a riprendermi. È stato in quei tempi che ho riscoperto Benigni, dapprima con quelle apparizioni da Arbore come improbabile critico cinematografico, e poi con gli spettacoli che teneva su da solo per due ore senza cali di sorta; provvidenzialmente arrivarono le videocassette, così lo potevo imparare a mente. E poi, era come… un prolungamento del mio pensiero: io commentavo un fatto di cronaca, e poco dopo lo faceva lui con le stesse parole: mio marito mi chiedeva scherzando se per caso io e lui ci sentivamo di nascosto. “Berlinguer ti voglio bene” fu il massimo, manca poco lo sapevo a mente. Anni dopo per cercare il dvd scrissi a Veltroni, che mi rispose subito con una lettera che ancora conservo orgogliosamente: anche questo gli devo, a Roberto.

Tante cose non sapevo ancora però: che di lì a pochi anni sarei andata via dalla Sardegna, che dopo due anni ci sarei tornata con un sardo, che avrei di nuovo sposato un toscano… che mi sarei finalmente arresa ad essere una sarda adottiva per poi tornare in Toscana, dove devo vivere soffocando a stento la nostalgia…

Una volta tornata a casa (allora era Pontedera), avevo tutti i “Benigni” che volevo, bastava uscire e ascoltare, ma quello genuino aveva scaldato il mio cuore ed ora ci aveva preso dimora stabile. Finché un giorno, in edicola, abbasso gli occhi e leggo su una rivista: “Benigni si sposa”. “Noooo!!!”: l’urlo mi uscì spontaneo, e la faccia del giornalaio meritava una foto, peccato che i cellulari erano di là da venire! Mi sono scusata, lasciandolo comunque interdetto, ma diciamo la verità: mi sono sentita tradita.

Poi ha cominciato a inserire la moglie in tutti i film, che ci stava come i cavoli a merenda. Non è gelosia, è proprio che le manca l’espressione, ha la faccia scolpita e con la stessa faccia piange e ride, bisogna seguire la trama per capire quale sentimento vorrebbe esprimere. E ci ha vinto anche l’Oscar… e se cambiava interprete cosa vinceva?

Ormai la mia residenza era sulla Moby Olbia-Livorno, che talvolta la mattina appena sveglia non era detto che capissi subito dov’ero; Benigni… non mi mancava più, ero troppo in altre faccende affaccendata.

È riaffiorato che neanche me ne sono accorta: pur avendo sentito più volte il promo de “la più bella del mondo”, quando è arrivato il giorno l’ho scambiato per la solita serie melensa di raiuno e non l’ho guardato… Ci ho ripensato il giorno dopo, e non mi son data pace finché non ho ritrovato il video integrale: allora sono tornata indietro di tanti tanti anni ripetendo fra lacrime e riso “Benigni, ti voglio bene!”

Video integrale

  1. ..quando riaffiora qualcosa dal profondo del nostro essere vuol dire che si è vissuto ,bene, male, ma vissuto e saper piangere sentire il dolce amaro che ci bagna è quasi un conforto. Ti voglio bene Dany 🙂

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