itinerario dell'isola di sardegna

Itinerario dell’isola di Sardegna – Settima tappa

Continuiamo l’Itinerario dell’Isola di Sardegna con la Settima tappa, in cui con Alberto Della Marmora ci facciamo un giro per i palazzi di Cagliari.

Per quanto riguarda la storia della Cattedrale vi rimando alle pagine di Wikipedia, dove la spiegazione è più chiara e corredata di documentazione fotografica (N.d.R).

Il Palazzo arcivescovile (mappa) ha da un lato la cattedrale e dall’altro. il palazzo reale, e comunica con entrambi dall’interno. Unico punto di interesse è la vista che si gode a levante sul quartiere di Villanova, sul promontorio di Sant’Elia e la campagna vicina e infine sulla parte orientale del golfo, fino a Capo Carbonara e isola dei Cavoli. Come abitazione non è affatto spaziosa, costretta com’è fra due palazzi e con lo strapiombo alle spalle, tanto che Federico Visconti, arcivescovo di Pisa, durante la sua visita pastorale del 1263 non vi poté trovare ospitalità. Anche il Palazzo Regio, pur essendo imponente, non ha avuto la possibilità di espandersi oltre per lo strapiombo ad est e per la piazza e strada sulle quali dà la facciata a ovest. Si accede al primo dei due piani per mezzo di una doppia scala di marmo di Carrara, che porta a un salone fino a non molto tempo fa occupato dagli alabardieri, la cui carica è stata soppressa nel 1848. Nel salone sono comunque conservati i ritratti dei viceré spagnoli e aragonesi, alcuni anche di notevole pregio artistico. Nella sala accanto invece ci sono quelli dei viceré del periodo Savoia, dal 1720 al 1848. Nel palazzo sono stati fatti notevoli lavori di miglioramento, cosa che purtroppo oggi non accade, ed è un vero peccato, anche per i Sardi che hanno accolto e ospitato i principi di Savoia cacciati dal paese natale.

Panorami

Dalle camere del secondo piano si gode un magnifico panorama: il quartiere di Villanova, il promontorio di Sant’Elia, e perfino lo stagno di Molentargius (mappa) con i suoi fenicotteri, che io talvolta ho avuto il piacere di osservare col telescopio.

Ai piedi del palazzo a levante si trova un giardino a terrazze, oggi pressappoco in rovina, con un galoppatoio il cui interno serve come maneggio di equitazione per le reclute dei carabinieri di Sardegna.

Al piano terreno del palazzo si trovavano le cucine e servizi di tavola, ma mi sono preso cura di trasformarlo e renderlo più spazioso, per accogliere una massa di importanti documenti precedentemente ammassati qua e là. Questo riordino, non è ancora completato, è però in fase avanzata.

Esiste anche una dépendance del palazzo con le scuderie di corte, ma è un po’ più lontano e dà sulla piccola piazza di San Pancrazio. L’edificio fu dapprima Università all’epoca del re di Spagna Filippo IV; poi fu trasformato in teatro, poi in scuderia dei re e viceré. Oggi, dopo essere stato preposto a caserma e crollato uccidendo diversi cavalli dei carabinieri di Sardegna, è del tutto abbandonato.

Il Palazzo Civico (oggi Palazzo di Città, N.d.R.) (mappa), è vicinissimo alla cattedrale e sopra la porta c’è una lapide in ricordo della visita di Carlo V nel 1535. Nel palazzo non ci sono altre particolarità storiche degne d’interesse, tranne alcuni quadri del pittore sardo Marghinotti.

La sezione della Corte d’Appello (mappa) si riunisce nell’antico collegio dei Gesuiti, al primo piano, in una sala spaziosa ma con una galleria insufficiente per il pubblico che voglia assistere ai dibattiti: qui vengono custoditi anche importantissimi documenti politici e relativi agli archivi generali dell’Isola. Dopo che fu soppresso l’ordine dei Gesuiti nel 1773, il re Vittorio Amedeo III concesse il pianterreno per la stamperia reale. Oggi questa non c’è più ed è stata sostituita da altre tipografie private, tra cui meritevole quella di Antonio Timon, di cui mi sono servito per tutte le pubblicazioni portate a termine durante la mia permanenza nell’Isola.

L’Università reale è molto migliorata dopo l’annessione completa dell’Isola alle province del continente, alla fine del 1848.

Nell’edificio merita particolare attenzione il Museo di Storia naturale e d’Archeologia. Il primo nucleo si deve al duca del Genevese, poi re Carlo Felice nel 1802, al tempo in cui era viceré dell’Isola. Fu allora che riunì alcuni oggetti interessanti nel proprio palazzo, permettendo al pubblico le visite; e poi donò il tutto all’Università di Cagliari. A questo proposito merita doverosa attenzione la storia del maggiore cavalier Leonardo de Prunner, nativo di Augsburg, che rimase in Sardegna dopo le vicissitudini belliche. A lui il viceré Carlo Felice affidò la gestione e l’ampliamento del nascente museo. Questi, pur non essendo né scienziato né naturalista si appassionò così tanto all’incarico che mise da parte anche il suo interesse privato e la famiglia, tanto che quando morì nel 1831 questa non fu neppure in grado di pagare le spese del funerale.

I primi reperti archeologici si devono al cavalier Lodovico Baille, e alla protezione del marchese Stefano Manca di Villahermosa, confidente del duca del Genevese.

Per non entrare nel dettaglio, dirò che all’epoca in cui scrivo (1858) la collezione di oggetti antichi è notevolissima. Per quanto riguarda la storia naturale, il museo riunisce pregevoli esemplari di minerali stranieri e indigeni. Per la sezione di zoologia, credo che sarebbe meglio limitarsi alle sole specie animali dell’Isola, poiché la disponibilità di spazio e mezzi non permetterebbe la creazione di un museo zoologico completo, cosa non del tutto interessante per uno scienziato straniero.

Per la botanica, mi è stato detto che è stato appena iniziato un erbario.

Dato che mi sono imposto di segnalare tutti i principali oggetti del museo, non devo tacere sul busto di marmo raffigurante l’autore di Viaggio in Sardegna, eseguito a Torino dallo scultore Vincenzo Vela.

La Biblioteca pubblica è sistemata in tre locali al primo piano del palazzo dell’Università. Affidata dal 1842 alle cure del mio illustre amico cavalier Pietro Martini, a tutt’oggi conta circa 21.000 volumi.

Una delle sue più importanti caratteristiche è indubbiamente la “Biblioteca sarda”… (Qui il Della Marmora si dilunga nella difesa dell’autenticità dei documenti, in particolare delle Carte di Arborea, di cui potete leggere nel link precedente, N.d.R.).

Nell’ufficio del bibliotecario si trova – opera dello scultore sardo Antonio Moccia – il busto del barone Giuseppe Manno, illustre autore della Storia di Sardegna e attuale presidente della Corte di Cassazione, ed anche ritratti di personaggi diversi, compreso il mio.

A fianco dell’Università si trova il Seminario Arcivescovile, edificio non ancora completato, e prima di uscire dal Castello per la Porta dell’Aquila, venendo dalla Strada Dritta, sulla destra c’è un portale ornato da colonne di gusto spagnolo, che dà accesso al palazzo del marchese Zapata, ed anche nel teatro civico. L’ingresso per chi non abita nel Castello è fra la porta dell’Aquila e quella detta del Castello.

Essendo adesso questo teatro insufficiente soprattutto a causa dei molti stranieri che abitano in città, nel momento in cui scrivo ne è stato costruito uno nuovo di fronte alla fabbrica di tabacco.

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