Tappa n. 2

Proseguiamo il nostro viaggio insieme al Della Marmora, questo militare più per tradizione che per vocazione, aristocratico fedele alla classe ma capace anche di semplicità spartana, dotto esploratore, scienziato e pioniere, basti considerare la sua triangolazione per la costruzione della prima carta geografica della Sardegna. Per questo vedremo l’isola con i suoi occhi e ci esalteremo insieme a lui, ed anche se questo atteggiamento ci farà cadere in alcune falsificazioni, noi cercheremo di evitare le più note, ma seguiremo le sue dissertazioni senza esagerare nella ricerca della verità a tutti i costi.

Vengono riportate qui fedelmente – anche se riassunte – le parole di Della Marmora, come se fossimo accanto a lui ad ascoltarlo a metà del 1800: non sono stati fatti raffronti – se non dal Della Marmora stesso – con le opere di altri storici.

Ora facciamo silenzio, e sentiamo cosa ha da dirci.

Storia della città di Cagliari

L’origine della città di Cagliari risale a tempi mitici; popolata già dai più antichi coloni, sarebbe stata ingrandita o ricostruita dai Cartaginesi. Pare che la sua precedente fondazione si debba ai Greci condotti da Iolao, e che fosse stata quindi denominata Urbs Jolaee. Il nome attuale sarebbe quindi stato dato dai Cartaginesi. Non rimangono tracce comunque della città al tempo dei Cartaginesi, se non delle tombe situate nella collina di Bonaria e ai piedi di Monte Urpinu.

I Romani lasciarono a Cagliari il nome che aveva, usandolo però quasi sempre al plurale: Karales, Karalibus. L’abate Costanzo Gazzera pensa che questo plurale sia dovuto ai numerosi borghi o quartieri formati dalle singole abitazioni: questa città così composta si allungava ai piedi del colle dove oggi sorge il Castello.

Abbiamo invece maggiori testimonianze del periodo Romano: la necropoli, l’anfiteatro, e i resti di tempi, colonne, cippi, lapidi statue, e aggiungerei anche l’acquedotto.

Non ci sono dati sufficienti per definire la zona abitata di Cagliari nei lunghi anni dell’indebolimento ed estinzione della dominazione romana, ma si pensa che si trattasse di quella zona, ora quasi tutta coltivata, situata fra i bordi del grande stagno e i sobborghi attuali di Stampace e Sant’Avendrace. Probabilmente qui si trovava la cattedrale il cui vescovo Quintasio, primo pastore della Chiesa di Cagliari di cui si abbia notizia, nel 314 assisteva al concilio di Arles contro i donatisti.

Non mancarono alla città invasioni ed orrori: passata sotto la dominazione dei figli e successori di Costantino, fu invasa nel 455 dalle armate di Genserico; nel 468 fu ripresa da Marcello, generale dell’imperatore Leone, ma nel 477 di nuovo sotto il giogo dei Vandali con Unnerico, figlio di Genserico.

Quando Trasamondo, altro re dei Vandali, esiliò in Sardegna i vescovi d’Africa, quello di Ippona trasportò con sé nel 504 il corpo del suo predecessore Sant’Agostino, che venne nascosto ai barbari per molto tempo; solo quando l’Isola tornò sotto gli imperatori d’Oriente, i resti furono deposti in una chiesa a lui dedicata. Qui rimasero per circa duecento anni, ma furono poi trafugate dai Saraceni che le vendettero al re dei Longobardi.

Nel 551, sotto il regno di Giustiniano, la città fu presa dagli Ostrogoti, cacciati nel 553 da Narsete.

(N.d.R.) Da qui in poi il Della Marmora cita “importanti documenti” destinati a far luce sulla vicenda di Gialeto e sulla Sardegna medioevale, che si sono rivelati clamorosi falsi: preferisco sorvolare sul periodo in questione e rimando il lettore che fosse interessato alla Storia di Sardegna di Manlio Brigaglia, che potete trovare qui.

 Prosegue il Della Marmora:

La prima occupazione della collina di Cagliari da parte dei Pisani e la costruzione di una fortezza risale al 1217, ma solo nel 1305 e 1307 vi furono innalzate tre torri, due delle quali ancora intatte: la torre di San Pancrazio e quella dell’Elefante.

Non si sa esattamente quando fu portata in Castello la cattedrale di Santa Cecilia, ma nel 1263 l’arcivescovo di Pisa Federico Visconti, in visita pastorale, fece la sua entrata solenne nella chiesa di Santa Maria di Castello.

Seguirono guerre tra Pisani e Genovesi, durante le quali Cagliari subì molte traversie… ma arriviamo al 1326: il 2 giugno il Castello di Cagliari fu ceduto dai Pisani agli Aragonesi, che vi entrarono, dopo il lungo assedio, dalla porta di San Pancrazio, mentre i vinti uscivano dalla porta Leonina. Nel 1345 gli Aragonesi cinsero di mura il quartiere di Lapola, oggi detto della Marina, e fortificarono ulteriormente il Castello.

 

(continua)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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