Attraverso uno scorrere di date, continuiamo a seguire la storia di Cagliari insieme a Della Marmora.

Nel 1384 gli Aragonesi fecero prigioniero Brancaleone Doria, marito di Eleonora d’Arborea, e questo causò una guerra fra la giudicessa e il re; nel 1409 Martino il giovane, re di Sicilia, combatté e poi vinse Guglielmo di Narbona nella battaglia di Sanluri, ma morì poco dopo, e gli fu eretto un monumento nella cattedrale di Cagliari. Arriviamo al 1492, quando, sotto Ferdinando e Isabella, gli ebrei furono scacciati dall’Isola e la loro sinagoga trasformata in una chiesa oggi conosciuta col nome di Santa Croce (mappa), e costituito il tribunale dell’Inquisizione.

Arriviamo al 1708 per vedere Cagliari passare sotto il dominio austriaco ad opera dell’ammiraglio Lake, ma nel 1717 il marchese di Leida, inviato dal cardinale Alberoni, assediò la città e la rase al suolo: fra i monumenti danneggiati anche la Torre dell’Aquila, in seguito parzialmente demolita; e gli Austriaci abbandonarono Cagliari. Ma con il trattato di Londra era stato stabilito che la Sardegna dovesse essere consegnata dall’Austria ai Savoia, quindi con un atto formale nel 1720 fu fatta “passare di mano”, e il 2 settembre il barone di Saint-Remy prestò giuramento come viceré.

I Francesi tentarono più volte di conquistare la città, e stavano quasi per riuscirci quando nel 1793 una violenta tempesta sgominò quasi interamente la flotta: tra le altre navi, la Francia perse anche il “Leopard”, vascello con ottanta cannoni che affondò vicino alla spiaggia di Cagliari. E i Francesi non ci provarono più.

Carlo Emanuele IV, cacciato dai Francesi da Torino, si rifugiò in Sardegna nel 1799, ma poi partì per Livorno lasciando come luogotenente il fratello, duca del Genevese, poi re Carlo Felice, che rimase nell’isola a lungo, fino al 1816, finché non salì sul trono nel 1821. Nel 1829 visitò la Sardegna il principe di Carignano, che ebbi l’onore (è il Della Marmora che parla) di accompagnare in diverse escursioni. Salito sul trono nel 1831, tronò in visita a Cagliari dieci anni dopo con il figlio, allora principe di Piemonte ed oggi re Vittorio Emanuele II.

Le riforme del 1847 di Carlo Alberto ebbero grandi ripercussioni: una delegazione dell’Isola chiese al re la “perfetta fusione” con le province del Continente, e in seguito a questo la Sardegna non fu più governata da un viceré, e fu ripartita in tre grandi divisioni amministrative. Nell’aprile del 1849 chi vi parla fu inviato nell’Isola col titolo di Commissario reale straordinario, carica da cui dette le dimissioni volontariamente poiché erano cessati i gravi motivi che l’avevano spinto ad accettarla.

Cagliari è divisa in quattro parti: la Marina (foto da sardegnaweb.it), prima detta Lapola e il Castello, compresi nella cinta fortificata; Villanova ad est e Stampace ad ovest; da ques’ultimo, dopo una breve interruzione si passa al sobborgo di Santa Teresa (Sant’Avendrace), che termina proprio nel punto dove si trova la necropoli: evidente che questi sono gli stessi confini dell’antica città romana.

Nel quartiere della Marina si entra da cinque porte: porta del Molo (da sardegnadigitallibrary.it) (quella del porto); porta della Darsena (vi consiglio questo link, veramente interessante, N.d.R.) o della Dogana, porta Gesus e porta di Villanova ad est, porta di Sant’Agostino ad ovest. Quella di Stampace, del quartiere omonimo, è stata demolita con grande vantaggio degli abitanti e della città.

Tranne le porte della Darsena e del Molo, le altre non vengono chiuse di notte, così che i quartieri possono comunicare a tutte le ore.

La Darsena è un bacino che è stato trascurato per molti anni, e quindi l’entrata è stata ostruita da pietre e fango, ma solo dopo il 1857 è stata inviata la draga a vapore promessa da tempo, che dovrebbe aver migliorato la situazione. Se fosse un giorno attuata l’apertura dell’istmo di Suez, si dovrà ampliare questo bacino o altrimenti costruire un nuovo porto non lontano da lì.

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