“Mai più di domenica!”

“Mai più di domenica!”

A quell’uomo gli era uscita dal cuore, si capiva. Lì per lì mi aveva fatto sorridere, poi, l’ora di pranzo all’ “wok e sushi” di Lucca si era trasformato in un incubo: camerieri che un ti stavano più a senti’, il sushi che finiva appena ce lo rimettevano – e lì lo facevano davvero buono -, e se non stavi col naso fisso su ogni portata non ce la facevi a prenderne una briciola, nemmeno se aggredivi la gente a forchettate. Sì lo so, a me il mangiare cinese mi piace e a parecchi di voi no. A me le scoperte tipo “lo sai che ci mettono la carne di cane?” un mi fanno un baffo; e se a qualcuno un gli garba fa presto: un ci va.

Ci avevo messo un bel po’ a tornacci però, quella volta: aveva ragione il tizio, mai di domenica, ma ormai mi sgarbava anche l’altri giorni.

Poi, pian piano, cominci a trova’ qualcosa anche qui a Sassari. Ne avevano messi tre, tutti vicini, di quelle specie di tavole calde che con dieci euro pòi mangia’ quanto vòi. Diciamo magari dieci e sessanta. Li abbiamo provati tutti e tre: ha vinto il terzo.

E poi c’aveva un modo di fa’… se è tanto che un ti vedevano ti venivano incontro, “ciao come stai? E tuo malito sta bene? È tanto che non venivi, stavamo in pensielo…” e c’era anche quella che conoscendo la mia passione per i ravioli (lavioli) li plendeva dilettamente dal cuoco e me li poltava… ops, mi son lasciata tlascinale… E insomma, un giorno si decide, si va dal cinese? Eh sì, è tanto che non ci andiamo… e al suo posto un negozio di abbigliamento! Già che quella dei lavioli era partita per Pechino e non sarebbe tornata… e allora noi torniamo dal primo della serie, quello che c’era piaciuto di meno: cambio gestione, gentili e affettuosi anche lì. Per non parlare degli spaghetti di soia: una poesia! I ravioli no, meglio lascialli sta’. Il dolce: budino sodo, oppure budino, sodo, oppure sodo budino: una scelta… ma ci siamo affezionati, anche lì.

Così oggi, dopo tanto, immemori del “mai più di domenica”, abbiamo deciso di disertare il desco familiare, tanto è martedì, hai voglia di dirgli al mi’ marito che Tutti i Santi è peggio che di domenica… magari speravo che fossero tutti al mare, con questa giornata…: no, erano tutti lì. S’è trovato un tavolino per due solo perché siamo arrivati presto. Il personale: cambiato, non ne conoscevo uno.

Gli spaghetti di soia a tratti appiccicati. Un involtino primavera che gridava vendetta. Le cozze che mi sono girata un attimo e un c’erano più. Un chiasso continuo. E un mal di pancia continuo: non per loro, sono io che ne soffro di questi tempi, ma così me le vado a cerca’… ho finito tutto alla svelta, ho chiesto il caffè, almeno con quello un mi deludono… dico: “uno lungo e uno normale” e una grappa al ginseng (ormai è tradizione. Me l’ha fatto ripetere due o tre volte, nemmeno gli avessi chiesto un bue allo spiedo, poi ci ha portato i caffè: i-dentici, proprio come i pesci. U-guali. Dico: qual è quello lungo? Io un lo so cos’ha capito, perché me n’ha indicato uno dei due. Lo abbiamo misurato col mi’ marito: nemmeno un millimetro di differenza. Ho lasciato perde’. Così m’ha messo fogo anche la grappa.

Al momento di paga’ gli ho dato la tessera per il timbro, e poverino, seguendo dieci clienti contemporaneamente quando gliel’ho richiesta me ne dava una nuova. Ho fatto finta di perdonarlo. E invece dovevo da’ retta a quella voce che continuava a ripetermi: “MAI PIÙ DI DOMENICA!”

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