Sono molto triste stasera.

Non ne ho mai parlato, di Daniela, nella mia seconda famiglia. E sì che lei ha visto nascere la prima, quella finita con una rottura irreparabile. Ma il legame con quel paesino steso al sole sulle colline non si è mai interrotto: per me lì ci sono suoceri, o almeno il loro ricordo sempre vivo, cognati e amici. Lì ho visto nascere amori e legami che ancora durano. Gente tosta, quella del paesino. Una era lei.

Mi vergogno di averla invidiata: bella, sicura di sé sembrava, carattere forte pareva che avesse; poi chi lo sa, mi ci è voluta una vita a capire che non tutti sono quel che sembrano, e ancora non ho finito il cammino.

Una famiglia esemplare: marito che la adorava, tre figli. Ma io non li ho mai conosciuti: sono andata a rincorrere la vita lontano, e non ci siamo più viste. Lei però continuava a vivere nei miei ricordi, così come l’avevo lasciata. E voglio tenerla così, nei miei pensieri e nei nostri segreti: non ne voglio parlare, della nostra compagnia e delle nostre storie.

Solo che non credevo potesse succedere, a lei prima che a me.

Se n’è andata all’improvviso: il cuore. Un mese fa. Una tessera del nostro mosaico non c’è più. Ed io sono qui che la penso quanto non ho fatto mai prima, e un nodo alla gola che non va né su né giù.

Forse ci incontreremo un giorno, e mi racconterai quello che non ho mai saputo.

Addio Daniela.

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