Inutile, non capisco. Mi frullano davanti anni di vita, esperienze incredibili e quando dico incredibili dico proprio incredibili, invece sono successe. Mi scorrono davanti facce conosciute, perché ho la tv accesa, non ce l’avessi dovrei basarmi sulla memoria come ho sempre fatto, oggi invece tv facebook e ogni altro cosiddetto social… prima… ma non devo scadere nel rimpianto… ma l’avete presente dover esprimere gli stati d’animo, qualsiasi cosa ti passava per la mente, con la macchina “per” (così si deve dire) scrivere? E quello è nulla: le lettere, a mano! Oh che stupefacenza: a manoooo! Ma ce la fate oggi, a prendere la penna, scrivere su un foglio con la calligrafia (questa sconosciuta) su un pezzo di carta, piegarlo, infilarlo in una busta, affrancarlo, spedirlo, e proprio se si deve aspettare la risposta, vedere la faccia del postino, consapevole di consegnarti qualcosa di più di un pacco di Amazon? Non sapete nemmeno di cosa sto parlando vero?

Non lo so cosa c’entra con quello che volevo dire. Ma esprimere uno stupore, un dolore per qualcuno che se ne va, non credo che basti un messaggio, un post, una telefonata. Sei lì che pensi alle tue cose, all’invalidità delle persone che ami, al pericolo tuo e dei tuoi cari, a una nipotina meravigliosa che ne perderai un anno se va bene, e ai figli… e poi va a morire, dico “morire” un ragazzo di trentotto anni, che ha dormito a casa tua per aiutare la compagna. Così. Va dal dottore e gli muore davanti, non so ancora perché. Intelligente, artista. Non era Paolo Rossi. Non era Maradona. Era Elio. Un passaggio fra le conoscenze, mie. Che poi ti penti, quando è tardi, di non averlo conosciuto meglio. Quando è tardi però.

Elio Satta

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