Hai tirato fuori tutti i ricordi, mi sono balzati davanti agli occhi come in un film che continuava a scorrere senza interruzione, mentre le lacrime scendevano da sole. Ti ho visto la prima volta a Pontedera, sarà stato il 72 – 73, al Cinema Massimo. Scrivevo per la Nazione allora, la pagina degli spettacoli. I Pooh; vado a salutare Riccardo sul palco, poi li aspetterò di sotto per l’intervista, e lui: “Vieni, ti presento il batterista” “Piacere, Stefano”… una massa di riccioli castani. Cordiale, parla con me come se mi avesse conosciuto prima. Sorridente, amichevole. ma a me Valerio il poeta non me lo toglie di mente nessuno. Me lo ricordo quando al Roxy di Bologna mi avvicinava il Semprini alla bocca e Viviana prontamente lo allontanava, e lui di nuovo: “Tienilo vicino, che hai un bellissimo falsetto!”

Un moretto, Valerio, quanto era cambiato poi… ma rimasto sempre il solito poeta, dicevano che lui si sedeva sotto un albero nella pace della campagna e… componeva: “C’è molto lontano un mondo strano, strano e fantastico, là non è mai sera, la primavera dura una vitaaa…” e la gente che si commuoveva ascoltandola dalla voce di Riccardo, e quella batteria che ti perforava l’anima e faceva battere il cuore forte forte… poi gliel’hanno rovinata alla Vedette, quando l’hanno incisa più veloce: tutta un’altra cosa. Ma io l’ho sentita, la prima, quella vera. E il debutto nostro a Venturina, con la batteria dei Pooh e tutta la strumentazione tranne l’organo Hammond. Poi Valerio ha scelto di andarsene. Ma quando ha deciso Stefano, di andare, non poteva esprimersi meglio che in “Ancora una notte insieme”, ogni parola come una lacrima per me, le capivo tutte ad una ad una. Lui e Valerio lì si sono incontrati: un poeta aveva preso il posto di un altro poeta tanti anni prima, e non me n’ero accorta. Non aveva proprio preso il posto: erano insieme, la stessa cosa. E ora lo sono per sempre. Tutti i momenti con i Pooh, anche quando non c’era ancora… Ora ci sei, tu, Valerio e le vostre parole, come in quegli anni incredibili dei nostri inizi, le nostre scorrazzate sui pulmini scassati (il vostro, ridotto peggio del nostro), si ritorna a Riccardo, Mario, a Piombino… Grazie, Stefano.

Ancora una notte insieme

Devo andare via e porterò con me solo l’essenziale

Perché il mio progetto costruisce tutto sotto un altro sole

Se uno parte è perché non può più stare qui

Ma c’è ancora una notte insieme

Per poter dare ai fatti un nome che non sia fine

Devo andare via senza avere niente da dimenticare

Perché nei ricordi abitano amore ed amicizie vere

Questa vita si arrotola e il tempo ci da il potere di non sbagliare

Perché il tempo ci insegna quando e da chi tornare

E si vincerà e si perderà

Siamo e restiamo sempre noi!

Come fiumi da fluenti dal mare

Il mondo è una città e anche se non vuoi

Ci ritroviamo prima o poi

E se il tempo è prepotente e ci spreme

Ci regala un orizzonte

Ancora una notte insieme

Devo andare via perché il mio cuore sta battendo lentamente

E se cerco Dio dentro la libertà ci trovo poco o niente

In un passo normale, ma molto di più ma ce ancora una notte insieme

Per poter dare ai fatti un nome che non sia fine

E si vincerà e si perderà

Siamo e restiamo sempre noi!

E se perdi ti puoi sempre rifare

Il mondo è una città e anche se non vuoi

Ci ritroviamo prima o poi

E se il tempo è prepotente e ci spreme

Ci regala un orizzonte, e ancora una notte insieme.

 

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